Se un soggetto privato vende online dei beni e lo fa in modo continuativo, allora la sua attività è da considerarsi attività imprenditoriale d’impresa, un’attività per cui quindi è necessaria l’apertura della partita Iva e su cui è necessario pagare tutte le tasse previste, dirette e indirette.

Lo ha stabilito, in 2 sentenze diverse, una del 16 giugno 2011 e l’altra del 23 gennaio 2012, la Commissione tributaria provinciale di Firenze.

Il mondo dell’e-commerce italiano, si sa, è molto variegato. Accanto alle grandi catene di negozi o ai grandi marchi che fanno anche e-commerce, esiste tutto un universo di privati che vendono online gli oggetti più disparati. In tanti iniziano o per gioco o per fare un tentativo di attività imprenditoriale, spesso in contemporanea allo svolgimento di un lavoro dipendente o di un’attività professionale principale che hanno già e che garantisce loro un reddito più certo

Ebbene, nel caso in cui questi privati abbiano la fortuna di riuscire a vendere online in modo continuativo, allora la loro attività di vendita, da gioco o esperimento, si trasforma in vera e propria attività d’impresa commerciale, cosi come definita dall’art. 2195 del codice civile, ossia un’”attività intermediaria nella circolazione dei beni”.
Questo anche se tale attività non è esclusiva e quindi è affiancata da un’altra attività professionale svolta dal soggetto interessato, o da un altro  lavoro dipendente, e anche se il soggetto che la compie non è organizzato in forma d’impresa. Pertanto, in tutti questi casi, chi vende online deve aprire partita Iva, dichiarare tutti i redditi che percepisce e pagare tutte le imposte dovute.

Come distinguere un’attività di vendita online d’impresa continuativa da una occasionale? Dal numero di transazioni che vengono effettuate in un anno.

Per esempio, se un privato vende la propria bicicletta o la propria auto su un sito di annunci o di aste online perché se ne vuole liberare e poi niente più, allora questa si può considerare vendita online occasionale e quindi non attività di impresa. Ma se un privato inizia a vendere 2 biciclette un mese, 4 in un altro, 6 in un altro ancora e cosi via, anche se magari il fatturato non è eccessivamente alto, allora questo tipo di vendita online si configura come attività d’impresa.

C’è un numero di transazioni o un livello di fatturato che possano essere considerate come soglia minima oltre la quale dover aprire partita Iva e pagare le tasse? Sembra di no.

Ma su questo il buon senso può dire la sua.

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