In queste settimane uno dei temi al centro del dibattito pubblico in Italia è la riforma del lavoro. Tema delicato e complesso, su cui ci si sta proponendo di attuare un processo riformativo che favorisca la crescita economica del nostro paese, e, di conseguenza, il livello di benessere degli italiani. Su questo tema stanno dibattendo da mesi governo e parti sociali.

Non vogliamo qui entrare nel merito delle questioni che si stanno dibattendo per arrivare a una riforma condivisa, ma sottolineare solo una percezione che abbiamo avuto.

In questa discussione, quando si parla di partite Iva, ci sembra che se ne parli come se il popolo delle partite Iva fosse fatto tutto di giovani precari, un po’ disperati, che in realtà ambiscono a diventare dipendenti a tempo indeterminato; le famose “finte partite Iva”.

Ebbene, dal nostro punto di visita, che è un punto di vista di chi opera quotidianamente con le partite Iva, non è cosi.

Il mondo delle partite Iva è molto variegato e, oltre alle cossiddette “finte partite Iva”, che pure ci sono e a la cui precarietà va affrontata seriamente con la riforma di cui si discute, ci sono anche milioni di italiani, imprenditori, liberi professionisti, consulenti, e altri lavoratori autonomi, che sono fieri e contenti di essere partite Iva, che hanno fatto consapevolmente questa scelta, e che quindi non vogliono ritornare assolutamente ad essere dei dipendenti, ma vogliono continuare a lavorare a partita Iva.

Le domanda che poniamo sono: perché quando si parla di riforma del mercato del lavoro, non si parla anche di queste partite Iva? Da chi sono rappresentate nelle discussioni ufficiali che si fanno in vista della riforma? Quali benefici queste partite Iva, spesso tartassate da un peso fiscale e contributivo arrivato ormai alla soglia dell’inaccettabilità, avranno dalla tanto sospirata riforma del lavoro?

Noi abbiamo le nostre risposte, ma la cosa più importante e urgente ora, è che governo e parti sociali si rendano bene conto che il mondo del lavoro non è fatto solo di imprese e dipendenti, ma anche di tantissimi lavoratori autonomi che hanno fatto la scelta di lavorare in questo modo e che vorrebbero solo essere lasciati nelle condizioni di poter svolgere al meglio la propria attività.

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